Diabete Mellito di tipo 2: cosa mangio?
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Diabete Mellito di tipo 1: cos’è e come impostare l’alimentazione?
Cos’è?
Nel Diabete Mellito di tipo 1, le cellule Beta del pancreas vengono distrutte dal proprio sistema immunitario, quindi non viene più prodotta insulina. Questa è essenziale per far entrare il glucosio nelle cellule, che lo utilizzano a scopo energetico, ma se è assente, il glucosio rimane in circolo, provocando iperglicemia. L’eccesso di zuccheri verrà eliminato con le urine e l’effetto sarà quello di fare tantissima pipì (poliuria), che provocherà l’aumento della sete (polidipsia).
Inoltre, visto che gli zuccheri non possono essere usati, ma vengono persi, si assisterà ad un dimagrimento involontario, anche se la persona mangia normalmente. In questa situazione l’organismo è costretto a produrre energia in altri modi, principalmente attraverso il metabolismo dei grassi, da cui si producono i cosiddetti corpi chetonici.
Quando questi si accumulano nel sangue, se non si interviene per tempo, possono portare alla chetoacidosi diabetica, che spesso è il sintomo di esordio della malattia, e può avere conseguenze molto pericolose, anche fino al coma.
Counting dei carboidrati
Detto ciò, si capisce il ruolo chiave dell’insulina, senza la quale si ha questa cascata di eventi. Non producendola, il diabetico deve per forza usare insulina di sintesi (da qui diabete insulino-dipendente), che dovrà iniettarsi prima di ogni pasto contenente carboidrati. La dose di insulina dipende dalla quantità dei carboidrati del pasto, che non sarà sempre fissa e standardizzata, e deve essere calcolata correttamente per evitare ipoglicemie (se troppa) o iperglicemie (se troppo poca).
Imparare quindi a conoscere gli alimenti che contengono i carboidrati è il primo passo per prendere autonomia e saper gestire tutte le situazioni della vita (la pizza improvvisata, il gelato, la birra con gli amici, quella benedetta fetta di torta di compleanno, ecc..), senza dover fare rinunce e senza la paura di far aumentare troppo la glicemia.
Dopodichè bisogna imparare a contare la quantità dei carboidrati del pasto: la maggior parte degli alimenti hanno percentuali variabili di carboidrati, solo alcuni (come lo zucchero o il miele) sono composti totalmente da zuccheri. Questo significa che se mangio 80g di pasta, non saranno 80g di carboidrati, ma al suo interno ce ne saranno in realtà circa 60g. Il resto è acqua, proteine, fibre e grassi.
Queste informazioni le possiamo ricavare dalle tabelle nutrizionali degli alimenti disponibili sul sito ufficiale del C.R.E.A., oppure per gli alimenti confezionati possiamo sfruttare le tabelle nutrizionali presenti in etichetta.
Per facilitare questo compito, oggi ci sono anche tante App che ci permettono di sapere la quantità di carboidrati del pasto, come ad esempio quella messa a disposizione da Medtronic, Conta su di me.
Una volta che sappiamo quanti grammi di carboidrati sono contenuti nel pasto, potremo calcolare le unità di insulina necessarie per metabolizzarli. Per fare questo, bisogna conoscere il proprio rapporto insulina/carboidrati (quanti grammi di carboidrati sono metabolizzati da un’unità di insulina), valore calcolato empiricamente dal diabetologo.
In questo modo potremo mangiare quello che desideriamo, senza rimanere vincolati a schemi e tabelle, ma sapendo come gestire le dosi di insulina, anche nelle occasioni sociali o nei pasti “non previsti”, migliorando quindi la qualità della vita.
Capisco che l’argomento possa risultare un po’ difficile, perciò se avete domande, non esitate a contattarmi e per approfondimenti, cercate una figura di riferimento (medico, biologo nutrizionista o dietista) che vi possa aiutare a fare chiarezza.