
Il sonno
Febbraio 11, 2025In quanti hanno pensato almeno una volta di avere un’allergia o un’intolleranza?
Sentiamo che c’è qualcosa che non va, abbiamo sintomi vaghi, maldigestione, malessere generale e iniziamo a dar la colpa ad alimenti un po’ a caso.
Dico questo perché purtroppo in studio mi è capitato tante volte che un paziente nuovo venisse con l’ennesimo test sulle intolleranze alimentari con 200 alimenti e tutte le volte mi tocca dire che hanno buttato un sacco di soldi, perché sono test inutili.
Quindi proviamo ad approfondire un po’ l’argomento, facendo più chiarezza tra allergia e intolleranza, e soprattutto spiegare quali sono le vere intolleranze.
Allergie e intolleranze alimentari: che differenza c’è?
Allora facciamo ordine. No, non sono la stessa cosa. Nonostante molti confondano allergia e intolleranza, sono due mondi separati. Ma ti ci puoi perdere lo stesso, se nessuno te lo spiega con parole che si capiscono.
Una allergia alimentare è una reazione del sistema immunitario: il corpo vede una sostanza di solito innocua (come una proteina del latte o una nocciolina) come una minaccia e scatena una risposta violenta. Prurito, orticaria, gonfiore, a volte perfino shock anafilattico. Bam. Subito. È una bomba che scoppia in diretta.
Le più comuni sono le proteine del latte, la frutta a guscio e le arachidi, le uova, il pesce e i crostacei, la soia, il frumento, il sedano, sesamo e senape, alcuni tipi di frutta.
Voglio far notare che l’allergia al frumento non è la stessa cosa della celiachia, che invece è una patologia autoimmune, ma questo merita un approfondimento a parte.
Ricade tra le allergie anche l’allergia al nichel, anche se a differenza delle allergie classiche è dose-dipendente. Il nichel è molto presente negli alimenti, quindi solitamente i soggetti allergici possono avere sintomi gastrointestinali o sistemici quando vanno in accumulo.
Le intolleranze, invece, non coinvolgono il sistema immunitario. Nella maggior parte dei casi, è legata a disfunzioni di tipo enzimatico, come la carenza o la totale mancanza di enzimi necessari per digerire alcuni nutrienti (come il lattosio). Solitamente i sintomi sono dose-dipendente, con una dose soglia dove non ci sono effetti, e si manifestano lentamente, spesso ore o giorni dopo aver mangiato.
Le intolleranze vere, diagnosticabili, sono poche e sono:
- lattosio
- favismo
- istamina
- sensibilità al glutine non celiaca (NCGS)
In questo caso i sintomi non sono sempre chiari, ti senti strano, appesantito, hai mal di testa, irritabilità, insonnia, problemi intestinali. Ma non capisci perché. È come una trappola invisibile.
E se fosse altro?
Non per forza deve esserci un’allergia o un’intolleranza, potrebbe anche trattarsi di sindrome dell’intestino irritabile (ne avevo parlato qui), in cui oltre alla componente psicosomatica, si ha anche una cattiva digestione di alcuni zuccheri, i FODMAPs.
I sintomi più comuni che (forse) non stai collegando al cibo
Ci sono sintomi che sembrano “normali” ma non lo sono. Ecco alcuni segnali a cui dovresti fare attenzione:
- Pancia gonfia
- difficoltà digestive
- stanchezza
- Mal di testa frequenti o cefalee tensive
- Sonno disturbato, risvegli notturni
- Eczema, dermatiti, pruriti senza causa chiara
- Malumore, irritabilità, difficoltà a concentrarsi
- Naso chiuso o colante, anche senza raffreddore
- Dolori articolari e muscolari diffusi
Quando questi segnali compaiono insieme e in modo ripetuto, è probabile che qualcosa nella dieta stia disturbando il tuo equilibrio. Bisogna capire cosa.
Cosa fare se sospetti un’intolleranza
Il primo errore che vedo fare è l’autodiagnosi. “Ho tolto il lattosio da sola”. “Ho smesso col glutine perché mi faceva male”. Ok, magari hai fatto bene, ma magari ti sei tolto cibi importanti senza motivo e ora hai altre carenze.
La strategia giusta prevede tre passaggi:
- Anamnesi completa e approfondita: raccogliere sintomi, abitudini, storia clinica.
- Test validati: va seguito un iter preciso, ci sono esami e test da fare in accordo con i medici e gli specialisti (ad esempio per il lattosio c’è il breath test). Non buttiamo tempo e soldi in test non affidabili (come i test kinesiologici o quelli del capello!).
- Protocollo personalizzato: eliminazione temporanea degli alimenti sospetti e reintroduzione graduale. Solitamente nelle intolleranze c’è una dose-soglia individuale di tolleranza.
Solo così puoi capire cosa ti fa male davvero, e cosa invece era solo una falsa pista.
E il tuo microbiota come sta?
Lo sapevi che molte intolleranze sono legate a uno squilibrio del microbiota intestinale? Quello che una volta chiamavano “flora batterica”, e che oggi si sa essere un ecosistema delicatissimo dentro l’intestino.
Quando questo equilibrio salta – per stress, antibiotici, alimentazione disordinata – cambia tutto. I batteri buoni diminuiscono, quelli cattivi aumentano e iniziano a produrre tossine, gonfiori, reazioni a cibi che prima tolleravi benissimo. Possiamo arrivare ad avere una SIBO, ovvero una sovracrescita batterica nell’intestino tenue di batteri che normalmente sono nel colon.
Oltre a questo, spesso si viene ad alterare la permeabilità intestinale, l’intestino diventa un colabrodo che lascia passare tutto, possibili allergeni, patogeni, tossine, causando ulteriore infiammazione.
Ecco perché spesso il trattamento di un’intolleranza include anche probiotici specifici, prebiotici, ma anche molecole che mi aiutino a ripristinare questa situazione di leaky-gut, come il butirrato o la glucosamina, e un lavoro più profondo sulla salute intestinale. Perché non basta togliere il cibo incriminato: bisogna rimettere in sesto l’ambiente.
Un approccio su misura: come posso aiutarti
Nel mio studio lavoro ogni giorno con persone che arrivano stanche, confuse, con mille tentativi fatti e spesso rassegnate. E il mio lavoro è proprio questo: rimettere insieme i pezzi.
Ti accompagno passo dopo passo a:
- Capire se i tuoi sintomi sono legati a un’intolleranza alimentare o ad altro
- Sviluppare un piano alimentare personalizzato, senza stress e senza fanatismi
- Lavorare sul microbiota per riportare equilibrio
- Reintrodurre con criterio i cibi eliminati per non creare carenze
Ogni piano è fatto su misura, perché tu non sei uguale a nessuno.
Contattami, raccontami la tua situazione e valutiamo insieme se il tuo malessere è legato al cibo che mangi. Ti ricevo sia a Faenza che a Forlì.
La salute non è un caso. È una scelta. E scegliere di capirla è il primo passo per tornare a stare bene.







