Il peso della bilancia
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Approfondiamo l’argomento insieme.
Dieta chetogenica: come, cosa, quando e perché
La dieta chetogenica nasce come trattamento agli inizi del ‘900 per tenere a bada le crisi epilettiche nei bambini che non rispondevano ai farmaci. Ci si rese poi conto che poteva essere di aiuto in alcune forme di emicrania, ma sicuramente su larga scala prese piede a scopo di dimagrimento, visto che portava ad una rapida perdita di peso in relativamente poco tempo. Negli ultimi anni se ne sente parlare parecchio e in chi ha un passato di diete, nella maggior parte dei casi almeno una volta l’ha provata.
Cosa prevede?
In questo protocollo, si eliminano completamente i carboidrati (che ritroviamo in pasta, riso, i vari cereali e derivati, pane e derivati, patate, mais, dolci, frutta, legumi, ecc..) e alcune verdure con un contenuto di zuccheri più alte. In pratica rimangono, oltre alle verdure ammesse, le fonti proteiche (carne, pesce, formaggi, uova, affettati, con l’esclusione dei legumi) e i grassi (olio, cioccolato fondente almeno 90%, frutta secca, avocado, cocco, …). Risulta importante sottolineare il fatto che non è una dieta iperproteica, come spesso incorrettamente viene chiamata, quindi no, non è carne a volontà. Semmai può essere iperlipidica, in particolar modo per chi non la fa per dimagrimento.
Si può ben capire che è un regime sbilanciato, per questo motivo deve essere fatto sotto controllo di un professionista (medico, biologo, dietista) qualificato, per evitare carenze e problemi, con una corretta informazione ed un’adeguata integrazione.
Passato il periodo di trattamento, deciso insieme al professionista, è molto importante fare correttamente e nei giusti tempi la reintroduzione dei carboidrati, affinché il corpo si riadatti al loro utilizzo e non ci siano aumenti di peso indesiderati.
Cosa succede nel corpo?
L’eliminazione dei carboidrati dalla nostra alimentazione, i quali normalmente sono la nostra principale fonte energetica, obbliga il corpo ad un cambio di “carburante”, ovvero i grassi. Dal loro metabolismo vengono prodotti i corpi chetonici (da qui il nome chetogenica), che sono utilizzati a scopo energetico e l’eccesso eliminato tramite urine, sudore e respirazione. I corpi chetonici però, hanno un’altra importante funzione, ovvero hanno un’azione anoressizzante. Questo significa che vanno a sopprimere il senso di fame a livello del sistema nervoso centrale, che sicuramente è uno degli effetti per i quali ha avuto così tanto successo rispetto ad altri regimi fortemente restrittivi, che invece lasciano molta fame.
L’effetto è la perdita di peso rapida, soprattutto nei primi giorni, dove si vanno a consumare le riserve di glicogeno (e quindi di zuccheri), a cui è legata molta acqua, perciò è facile vedere scendere 1-2kg sulla bilancia, che però è un dimagrimento fittizio (ne parlavo anche qui). Il vero dimagrimento inizia con l’entrata in chetosi, dove comincio a bruciare i grassi di deposito.
Per chi potrebbe essere indicata?
Personalmente non è mai la mia prima scelta. In alcuni casi però, può tornare utile, ad esempio per dare una scossa ad un metabolismo “addormentato” oppure in certe patologie, ovvero:
- Sindrome metabolica
- PCOS
- Alterata tolleranza al glucosio o diabete mellito non insulino-dipendente
- Epilessia farmaco-resistente
- Alcune forme di emicrania
- Gravi forme di obesità o pre-chirurgia bariatrica
Può essere di aiuto anche per chi pratica sport di endurance, per allenare il corpo a sfruttare di più e più velocemente le riserve di grasso durante gli sforzi di lunga durata.
Sembrerebbe inoltre aiutare anche in alcune patologie neurodegenerative, anche se sono necessari altri studi a riguardo.
Quando non va bene
In certe situazioni invece non è consigliata, e sono:
- Gravidanza e allattamento
- Dabete mellito di tipo 1
- Gravi insufficienze epatiche o renali
- Aritmie, angina, infarto miocardico recente
- Disturbi del comportamento alimentare
E qui vorrei anche spiegarvi perché vi dicevo che la dieta chetogenica non è mai la mia prima scelta. Per quanto possa essere invitante, visto che promette dimagrimenti rapidi, la trovo spesso estremamente diseducativa. Ci fa entrare nel circolo vizioso della restrizione e della demonizzazione di un’intera e fondamentale categoria alimentare, per cui quando arriva il momento di reinserire i carboidrati, si ha paura che questi facciano ingrassare. Non sono i carboidrati che ci fanno ingrassare, ma un apporto calorico giornaliero più alto rispetto al mio fabbisogno tutti i giorni, per tanto tempo.
Inoltre non mi insegna ad ascoltare la mia fame (che di base è soppressa, ma poi ritorna con l’uscita dalla chetosi) e a gestire la porzione in base alle mie sensazioni fisiche, in particolar modo sugli alimenti considerati generalmente taboo (dolci, pane, patatine, ecc..). In questo caso risulta spesso più facile sapere di non poterli mangiare o non tenerli in casa, piuttosto che imparare a mangiarli con consapevolezza, rendendoli non alimenti neutri, ma alimenti con cui ho un rapporto amore/odio.
Concludendo..
La dieta chetogenica sicuramente può essere uno strumento efficace nelle mani del professionista, che però la sappia usare con cognizione di causa e con un’adeguata educazione alimentare per il paziente. Salvo gli utilizzi in neurorologia (emicrania ed epilessia) e particolari patologie genetiche, in cui può essere necessario seguire questo regime a vita o a cicli, quando viene usata a scopo di dimagrimento deve rappresentare un mezzo, ma non un fine.
Ricordate sempre che l’obiettivo di ogni percorso nutrizionale è imparare a mangiare e ad avere un rapporto sano ed equilibrato sia con il cibo che con il proprio corpo.