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Sindrome dell’Intestino Irritabile
Immaginiamo una platea di 100 persone, se chiedessi di alzare le mani a chi periodicamente si sente gonfio probabilmente un 50% la alzerebbe. Se poi a questo 50% chiedessi in quanti non hanno un alvo regolare (vedesi transito), probabilmente un’altra metà noterebbe stipsi o transito accelerato.
In soggetti che notano molto gonfiore, con crampi e dolori addominali, di solito associati appunto ad un transito alterato, quando non ci sono patologie diagnosticate, come le patologie infiammatorie intestinali, spesso viene fatta diagnosi di Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS dalla sigla inglese). Circa il 10% della popolazione riceve questa diagnosi, anche se probabilmente è sottostimata.
Nell’IBS il sintomo principale è appunto il gonfiore, la tensione addominale con dolore, non la pancia gonfia dopo il pasto abbondante che può essere normale. C’è inoltre un’importante componente psicosomatica: visto che è presente l’asse intestino-cervello, situazioni in cui si è particolarmente nervosi, stressati, agitati possono accentuare i sintomi. E questo è un cane che si morde la coda, visto che la stessa condizione intestinale può a sua volta far aumentare i livelli di stress, peggiorando la situazione.
Il soggetto con IBS (in larga maggioranza sono donne) è predisposto a questa condizione intestinale, ma un corretto approccio nello stile di vita può aiutare a migliorare i sintomi.
Prima di tutto può essere di aiuto un approccio psicologico, vista la componente nervosa che peggiora il quadro, e tecniche di gestione dello stress, per abbatterne i livelli.
Per quanto riguarda l’aspetto alimentare, esiste un protocollo che può essere di aiuto: la dieta LOW FODMAPS.
Cosa sono i FODMAPS
I FODMAPS (fermentable oligosaccharides, disaccharides, monosaccharides and polyols) sono un gruppo di zuccheri fermentescibili, presenti in diversi tipi di alimenti. Questi zuccheri a livello intestinale sono fermentati da parte della flora batterica e nel soggetto suscettibile questo eccesso di fermentazione provoca gonfiore, crampi, distensione addominale.
I FODMAPS possono essere suddivisi in 5 gruppi principali:
- Fruttosio
- GOS (galatto-oligo-saccaridi)
- Fruttani
- Lattosio
- Polioli
Soprattutto i primi 3 gruppi sono presenti in tantissimi alimenti, tra cui diversi tipi di frutta e verdura, nei legumi, nella frutta secca, in molti cereali.
Tra i cereali, i più coinvolti sono quelli contenenti glutine, ma in questo caso non è il glutine il responsabile, che è la parte proteica del cereale, ma proprio questi zuccheri. Ad esempio, il farro è tra quelli che risulta ben tollerabile e contiene glutine.
Il lattosio è presente nei latticini ed è un’intolleranza frequente nella popolazione.
I polioli invece, oltre ad essere in frutta e verdura, sono tutti i dolcificanti: eritrolo, mannitolo, xilitolo, sorbitolo e tutto quello che termina con -olo. Quindi anche un abuso di questi al posto dello zucchero normale, può farsi sentire a livello intestinale.
Come ridurre i sintomi?
Può essere di aiuto un protocollo che preveda l’eliminazione iniziale di quegli alimenti che contengono alte percentuali di FODMAPS, in maniera da mettere a riposo l’intestino e resettarlo. Questa fase iniziale ha durata variabile, in base alla risoluzione dei sintomi.
Successivamente si fa poi una reintroduzione graduale, in maniera da individuare le soglie individuali di tolleranza e quali sono gli zuccheri che danno più problemi. Solitamente ci possono essere alcuni alimenti che daranno sempre gonfiore, ma tanti altri danno fastidio solo in momenti di accumulo.
È un protocollo non semplice da gestire in autonomia, il mio consiglio è di farlo seguiti da qualcuno del settore. Come sempre però, è importante anche imparare a conoscersi e capire come reagisce il corpo agli stimoli fisici e psicologici, visto che anche questi rivestono un aspetto importante in questa sindrome.